L’UOMO DISINCANTATO – I primi e gli ultimi

Le riunioni del comitato dei soci eccellenti dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club che Sua Altezza Reale il Duca di Kent presiedeva solo formalmente, tenendosi cioè a debita distanza, attraverso la mediazione di Lord Finnegan, subito proclamato segretario generale, il quale a sua volta agiva al suo interno per tramite di Miss Oedipa Boot, nominata sottosegretaria per il disbrigo delle questioni burocratiche e organizzative, e che doveva individuare una serie di “eccezioni” rispetto all’ordinario svolgimento del torneo di Wimbledon atte a celebrare in modo pianificato e conveniente la ricorrenza dei cento anni dalla prima edizione e il concomitante giubileo della regina, si susseguivano già da tempo una dopo l’altra senza che ancora fossero state prese rilevanti iniziative pratiche.
Peter, nonostante il suo ruolo, noto quasi a tutti, di informatore di fiducia di Lord Finnegan, vi partecipava solo se allettato dalla presenza della Lady che, a volte, utilizzava appunto quelle adunanze per incontrarlo con un’adeguata discrezione. D’altra parte, visto che se c’era lei come spettatrice sugli spalti veniva colto regolarmente da un’inverosimile ansia da prestazione tennistica e non riusciva mai a giocare ai suoi consueti livelli, anche lui preferiva che i loro appuntamenti, quando proprio dovevano avere a che fare col circolo, avvenissero in quelle circostanze più o meno mondane, durante le quali poteva quantomeno pavoneggiarsi nel suo ruolo di riconosciuta promessa del tennis britannico.
Uno dei problemi che il comitato aveva affrontato fin da subito era stato quello del profilo – alto o basso, austero o sfarzoso – da dare alle “eccezioni” e il tema non aveva tardato a mostrare insidiose implicazioni politiche, dividendo i membri tra conservatori e progressisti.
“Lei che ne pensa?” aveva chiesto a questo proposito a Peter durante una riunione, usando anche un tono di voce vagamente intimidatorio, uno dei tanti soci eccellenti che lui non era ancora nemmeno capace di identificare per nome. “Ci dica la sua opinione, lei che, oltre a essere un giovane tennista di belle speranze, è anche il confidente, anzi dovrei dire l’amico prediletto, di Lord Finnegan, che purtroppo ci degna di rado della sua auspicabile presenza!”
Oedipa Boot accusò quel colpo a effetto, che metteva in discussione le sua autorevolezza all’interno del comitato, piegando la bocca al dovere di un’impercettibile smorfia d’irritazione, ma riprese subito il controllo di sé – com’era solita fare durante una partita dopo un doppio fallo, un infortunio che, suo malgrado, a causa di un’imperfetta impugnatura a martello della racchetta, le capitava spesso – e con tutta la dignità sprezzante del suo ruolo invitò Peter, con un minimo cenno del capo denso di grandi aspettative, a dare all’impertinente una risposta che contenesse anche una severa lezione.
“Devo confessare che il pauperismo non mi ha mai persuaso”, esordì Peter tenendo sempre d’occhio la Lady che intanto lo fissava sorridente, abbandonata a uno sguardo divenuto ormai completamente azzurro, “perché l’ho sempre trovato un malevolo esercizio di ostentazione cattolica, una geniale trovata papista, tanto furba quanto banale, di captatio benevolentiae, esercitata nei confronti di chi deve guardare alla giustizia umana obbligatoriamente in termini utopistici, cioè i dannati a essere ultimi, o verso coloro che su quell’utopia costruiscono il loro volontarismo etico, ovvero i fedeli di quell’astruso concetto che passa sotto il nome di progresso e dal quale discende, in politica, il cosiddetto progressismo. Tutto ciò ha un radicamento inesatto, presume cioè che non ci debbano essere degli ultimi e di conseguenza che non ci possano essere dei primi. In tal modo si ratifica una vera e propria ideologia della mediocrità, della priorità forzatamente attribuita a una condizione mediana rispetto all’eccellenza, al solo scopo di arginare l’inclemente rigore del polo opposto. Affermare di essere dalla parte degli ultimi è o un’aberrazione umanitaria, circoscritta in se stessa come ingegnosa anomalia, oppure un attentato da parte di una presunta civiltà nei confronti delle potenzialità evolutive della nostra specie. Dire che non ci debbano essere degli ultimi coincide col dire che non ci possano essere dei primi; identificare lo stato di ultimo col prodotto di un’ingiustizia significa dover fare lo stesso con quello di primo: è una questione di coerenza logica, parliamoci chiaro! Senza ultimi e senza primi, ciò che resta, però, non è che una diffusa mediocrità. D’altro canto dobbiamo anche ammettere che, sul versante opposto, il conservatorismo agisce con modalità diverse ma di fatto speculari.
Il problema è dunque ciò che tutti noi chiamiamo civiltà e che, mediante l’esercizio della legge e la retorica della legalità, definisce il suo profilo e regola il proprio oggetto sociale.
È la civiltà, miei cari amici e sodali, a essere frustrante e anti-evolutiva, perché di fatto, rinnegando la sacrosanta animalità dell’uomo, ovvero la magnifica bestialità che ciascuno di noi avrebbe tutto il diritto di professare sino in fondo, impedisce una vera dinamica di lotta per la sopravvivenza, l’unica in grado di definire con un’esattezza non ideologica chi deve essere primo e chi invece ultimo. Alla fine c’è molta più giustizia oggettiva in una piccola guerra tra bande che in tutte le aule dei nostri paludati tribunali! Di qui il conservatorismo pratico di coloro che sotto l’ombrello della legge vedono tutelati i propri interessi e il progressismo utopistico di quelli che, invece, si vedono relegati a priori al ruolo di ultimi.
La legalità disinnesca le rivoluzioni illudendo i popoli che il progresso coincida con l’evoluzione, cosa che tutti noi, da consapevoli post-darwinisti, dovremmo ben considerare una ridicola menzogna.
La metafisica di stampo religioso non è diversa, metodologicamente parlando, da quella laica.
Per questo, molto semplicemente, io non sono interessato alla dimensione sociale organizzata e mi trovo quindi a disagio anche qui tra di voi che, con rispetto parlando, in qualche modo, la accreditate. La norma giuridica, nella sua eteronomia, oltre a provocare un disagio evolutivo nella nostra specie, non elimina affatto la lotta tra bande, che invece perdura, sia pure in una forma purgata, o civilizzata che dir si voglia. Essa fornisce soltanto ai soggetti deboli e perdenti l’illusione di una giustizia possibile, un iperbolico e velleitario orizzonte rispetto al quale realizzare un’uguaglianza coatta e priva di connotati realistici, mentre, nella prassi, non è che l’ombrello al riparo del quale i forti possono vincere la loro partita legalmente e quindi in santa pace. Ciò succede perché l’eteronomia della norma giuridica non si fonda su un soggetto morale effettivo ma su una sua proiezione fittizia, ovvero la società, cioè su noi tutti. Paradossalmente proprio l’autonomia arrogante e solitaria di una moralità individuale che, certo, può anche sfociare in una vera guerra tra bande, è potenzialmente in grado di garantire a chi è altrimenti destinato a perdere un riscatto effettivo, che la civiltà definisce non a caso criminale. Non bisogna dimenticare che tutte le grandi rivoluzioni sono state atti di forza in tutto e per tutto fuorilegge rispetto agli ordinamenti sociali e giuridici contro i quali si sono scontrate.
Io quindi, anche e soprattutto come tennista, penso si debba parteggiare per l’evoluzione: che vinca il migliore, ma sul campo, non in base ai codici, che sono ben più subdolamente pretenziosi dei semplici regolamenti. Gli uomini non saranno mai uguali ma la legge, la norma giuridica, la civiltà, non sono altro che una prassi da bari, che giocano al progresso con un mazzo di carte truccate”.
“Però, in sostanza, qual è la sua proposta per le celebrazioni del centenario?” chiese Oedipa con un tono di voce agitato da una capillare nostalgia per il più assoluto silenzio.
Peter la guardò appena, lasciandosi andare a un ghigno probabilmente soddisfatto, e poi rispose con calma: “Credevo fosse chiaro: lo sfarzo, il massimo sfarzo possibile.”

(estratto dal secondo volume)

©Andrea Rossetti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: All rights reserved (c) massimocasa.it