Arte di strada

Arte di strada o arte urbana (in inglese “street art”) è riferito a quelle forme di arte che si manifestano in luoghi pubblici, nelle tecniche più disparate: bombolette sprayadesivi artisticiarte normografica, proiezioni video, sculture ecc.

La sostanziale differenza tra l’arte di strada e i graffiti si riscontra nella tecnica non per forza vincolata all’uso di vernice spray e al soggetto non obbligatoriamente legato allo studio della lettera, mentre il punto di incontro che spesso fa omologare le due discipline rimane il luogo e alle volte alcune modalità di esecuzione, oltre all’origine mediatica della terminologia (originariamente nota come graffitismo o writing).

L’arte urbana non è da confondere con i graffiti perché, questi ultimi, sono da considerarsi una categoria a sè stante o sorta di sotto categoria visulamente e concettualmente differente, facente capo alla cultura hip hop.

Il termine inglese “street art” e il suo omologo italiano “arte urbana” rimangono tuttavia piuttosto vaghi e discussi, specie all’interno dell’arte stessa. Il termine ha varie accezioni, sia inclusive che esclusive e non è chiaro il confine dell’arte urbana stessa (quando per esempio questa “migra” su tela).

Uno dei pionieri di quest’arte, l’americano John Fekner, descrive la street art come “tutto quello che sta in strada che non siano graffiti”.

Arte di strada

Ogni artista che pratica l’arte di strada ha le proprie motivazioni personali, che possono essere molto varie. Alcuni la praticano come forma di critica o come tentativo di denunciare la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze; molto frequentemente, nell’arte di strada, si fa una contestazione contro la società o contro la politica.

Altri più semplicemente vedono le città come un posto in cui poter esporre liberamente. L’arte di strada offre infatti la possibilità di avere un pubblico potenzialmente vastissimo, spesso molto maggiore di quello di una tradizionale galleria d’arte.

Varie forme d’arte non autorizzate hanno da sempre caratterizzato i muri e gli spazi pubblici delle città, ma da circa tre decenni questi segni espressivi sono notevolemente aumetati di numero, dando vita a qualcosa di effettivamente nuovo, anche mediaticamente.

Questo fenomeno socio-culturale ha ormai guadagnato, tramite le sue influenze sulle arti visive e sulla pubblicità, una rilevanza unica sul panorama della creatività contemporanea.

Arte di strada

Intorno al 2000, tra FranciaInghilterraSpagnaGermania e Italia, si assiste a qualcosa di differente per le strade; numerosi creativi (artisti, fotografi, poeti, graffitari) abbandonano l’etnocentricità del movimento del graffitismo e, proponendo lavori su manifesti, con stencil o vernice traducono la loro esigenza d’espressione in una tensione costante verso la comunicazione di massa e la partecipazione del pubblico al senso dei propri interventi.

Banksy, attivo già a Londra nei primi anni del 2000, ha estrapolato e diffuso più di chiunque il concetto di arte in luogo urbano: stencil a spray immediatamente traducibili e trasversali rispetto alla società che comunicano tematiche sociali quali la necessità di libertà d’espressione, il pacifismo, la brutalità della repressione poliziesca, la conformità della morale a regole di sola facciata, l’antiproibizionismo e il rispetto della libertà sessuale e di coscienza.

Questo tipo di arte ha evidenti legami con la pop art, il graffitismo e la subcultura punk, ponendosi però in un nuovo panorama a cavallo tra comunità sociale e mondo dell’arte, verso chi più propriamente artista propone i suoi lavori o chi, diversamente, utilizza la strada come luogo ribalta e vettore comunicativo.

Arte di strada

L’arte urbana italiana ha raggiunto una notorietà europea dai primi anni duemila, con l’emersione di tre scuole riconducibili a MilanoBologna e Roma[1]. L’ascesa di Torino tra le città italiane più attive è di poco successiva.

Tra i primi milanesi protagonisti di tale movimento, intesi per la loro rilevanza sul pubblico ampio e non necessariamente addetto ai lavori, sono l’artista pop Bros, il poeta di strada Ivan Tresoldi[2]Ozmo (i suoi primi interventi a livello nazionale risalgono al 1999), Pao ed i suoi panettoni a pinguino[3], l’illustrarocker Tvboy[4].

Della scuola bolognese, nonché particolarmente indicativi rispetto alle esperienze stilistiche e pratiche sopracitate, sono Blu, artista di strada e videoautore ormai di fama mondiale, Ericailcane, il cui immaginario che ibrida uomo e animale l’ha portato ad essere anch’esso uno dei più noti artisti di strada italiani nel mondo ed Eron, attivo dagli anni novanta tra Rimini e Bologna.

Verso la fine degli anni 2000, il movimento ha preso strade diverse e si è ormai in parte istituzionalizzato nella relazione con le municipalità in collaborazione con le quali spesso coopera, con musei, gallerie e grandi corporations[5].

 

Tratto da Wikipedia

Mappa Street Art Bologna

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